venerdì 30 dicembre 2011

PROFILI parte 1: FACCIA DA DIARREA



Faccia da Diarrea è sempre stato un bambino fastidioso, un po' saputello, uno di quelli che corrono dalla maestra per riportare qualche errore fatto dal compagno disattento, ridendo. Scontrandosi però contro il pugno di qualcuno che non stava al suo gioco, decise che la strategia non era quella giusta.
Crescendo, maturò una discreta tecnica nel "raccontare" le cose, girandole sempre a suo favore. Proprio per questo venne più volte allontanato e relegato nella schiera dei poveri nerds, costretti a far branco tra di loro per convincersi l'un l'altro che, in fondo, non tutto andava poi così male... Imparò presto che l'amicizia era solo un rapporto basato su interessi personali e che il sentimento non contava. Essere amico di chi "gli dava di più" era ormai un punto fisso.
Arrivato ai 15 anni, la sua personalità acquistò le sfumature un po' ribelli proprie di quell'età.
Faccia di Diarrea era perfettamente in grado di difendersi ed era pronto ad augurare di morire di AIDS a qualunque persona non gli stesse a genio. Un forte egoismo gli divenne compagno eterno: nel momento in cui lui stava bene, andava tutto bene...le altre persone, sarebbero pure potute finire sotto ad un tir. Ma guai anche solo ad intaccare qualcosa che lo potesse riguardare: si sarebbe scatenato l'Armageddon. Ovviamente, era la prima persona pronta a rinfacciare l'egoismo altrui.
Arrivati i tempi delle scuole superiori, adottò l'aria da depresso con la quale credeva di poter muovere compassione in qualche esemplare femminile. La cosa funzionò solo a metà, procurandogli qualche amica di penna e poco più. Notò una ragazza, ma questa era presa da tutt'altro genere di persona. Un suo amico iniziò ad uscire con la suddetta ragazza e lui decise di giocare l'unica carta possibile.
"Se voi due uscite, io mi chiudo in casa e sto male" disse.
Nonostante i comportamenti di Faccia di Diarrea, le persone provarono in tutti i modi a "non farlo soffire troppo", prendendo ogni decisione in base al suo umore, ponderando ogni scelta in suo favore. Ma ciò non bastò ugualmente...si doveva fare di più.
In età ormai adulta, le problematiche del ragazzo si accentuarono: nel suo cervello, il mondo doveva essere visto come lo vedeva lui...e ogni altra sfumatura era solo un altro nemico da eliminare. Nonostante la profonda cattiveria che celava, mostrò sempre un carattere accondiscendente e buonista (sempre se ci si ricordava di non mettere in discussione nulla di ciò che lui faceva o diceva), riuscendo sempre a dare una falsa impressione a chi gli stava davanti. La prostituzione dell'amicizia restò sempre e comunque un suo punto fermo: essendo un eterno insoddisfatto (frustrato perchè non vedeva sbocchi ma, allo stesso tempo, deciso a dare l'impressione di sentirsi realizzato), fu costretto ad intrecciare milioni di rapporti umani inutili e a reciderli nel momento in cui vedeva le sue aspettative non soddisfatte. Gli unici "amici" che riuscì a tenere vicini, furono sfruttati e spremuti fino all'ultima goccia.
Sviluppò complessi di inferiorità verso le persone che sapevano sostenere le proprie idee e lo facevano sentire stupido, provò invidia verso il talento altrui (perchè riusciva a fare bene qualcosa solo lavorando a stretto contatto con qualcuno) e mentì fino ad esplodere, mettendo in cattiva luce le persone che fino a quel momento lo avevano difeso.
Poco prima della fine, qualcuno provò a parlargli, ottenendo solo l'espressione di chi ha appena avuto una grossa scarica di diarrea ma vuole nasconderlo.
Da quello che so, l'unica cosa che riesce a smuoverlo un po' è l'immagine di un portafoglio che si apre per fare uscire qualche banconota.

Nessun commento:

Posta un commento