domenica 7 aprile 2013

COSA HO IMPARATO IN UN ANNO DI DOLORE

Ho imparato che, se soffri, sei un peso per gli altri.
Se stai male, devi farlo in silenzio, in privato, senza esternare niente a nessuno, senza rompere i coglioni al prossimo. Devi sorridere sempre, parlare in modo politicamente corretto e comportarti di conseguenza.
Se non fai anche solo una di queste cose, sei fuori dai giochi.
Certo, determinati imbecilli possono venire a dirti che "nessuno ti ha puntato una pistola alla tempia, imponendoti di comportarti in modo sbagliato"... ma sappiamo tutti che questa psicologia spiccia è solo un cumulo di merda.
Quando il cervello "sbrocca", è ESATTAMENTE come se qualcuno ti minacciasse con un' arma.
In quei momenti, non hai il controllo (scusa se ti contraddico, Caccolò) e non puoi ponderare le conseguenze di certe azioni senza senso o addirittura dannose.
Ma tanto, cosa stiamo a parlare di certe cose, visto che non ne sai nulla? Continua pure a danneggiare le auto di chi parcheggia male: quello è proprio il tuo mestiere.

In ogni modo, è passato un anno.
Un anno in cui mi sono allontanato (e sono stato allontanato) da tutto e da tutti.
Un anno in cui ho distrutto tutto per l'ennesima volta ed ho iniziato a ricostruire tutto.
Credo di aver cancellato la definizione che mi voleva come "un Mattia Pascal che ha avuto zilioni di possibilità di rifarsi una vita e le ha buttate via tutte".
Questa, probabilmente, è davvero la mia ultimissima occasione. Ed è un'occasione preziosa, visto che non si parla di "accontentarsi". Come mio solito, sarei portato a dire "poteva anche andarmi meglio", ma non lo dirò come segno di rispetto all'ennesima possibilità che mi è stata offerta. E, ripeto, è una Signora Possibilità.

Ho distrutto troppe cose belle, negli ultimi tempi.
Ma questa volta terrò a bada "il cane nero" e, comunque andranno le cose, ne uscirò a testa alta.
O quasi.

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