lunedì 2 gennaio 2012

IL DEMONE DELLA CATENA DEL CESSO

Vi propongo un testo (fortunatamente rimaneggiato dal sottoscritto) che tempo fa era stato proposto su un blog gestito da un genio della letteratura. Ecco un saggio del suo inconfondibile stile "Tolkien- Lovecraft- Asimov".

IL DEMONE DELLA CATENA DEL CESSO 


Sax era un ragazzo come tanti, forse solo un po' più stupido. Il particolare che lo rendeva diverso era la capacità di rifugiarsi in un mondo che esisteva solo nella sua mente. Era, infatti, un povero psicopatico. Aveva coltivato questo passatempo e ogni volta che ritornava aggiungeva nuovi particolari al suo regno di seghe mentali. Vi erano immense distese di boschi che si stendevano sulle pendici di alte montagne con le caprette che facevano “ciao”, grandi laghi scuri tra le valli, fiumi e cascate, verdi praterie fiorite con tanto di cani delle praterie e un infinito cielo azzurro, troppo azzurro per me, interrotto a tratti da qualche candida nuvola. In pratica, tutto questo sforzo di immaginazione, gli serviva per trasferirsi in villeggiatura a Lama Mocogno.Si sentiva protetto in quel luogo, e vi trascorreva gran parte del suo tempo, in solitudine, perchè essendo così sfigato, non poteva fare altrimenti.
Sax aveva un'altra disgrazia: i suoi polsi erano legati tra loro da una massiccia catena del cesso, che ne limitava i movimenti. Non si ricordava chi fosse stato ad imprigionarlo, nè quando tutto questo fosse successo, ma forse era stato solo per prevenire una sua eccessiva masturbazione. Mentale e non.
Aveva provato varie volte a liberarsi da quell’ opprimente artefatto ma non vi era riuscito; il metallo della catena pareva della stessa lega degli artigli di Wolverine degli X-Men. E cosa ancor peggiore: era il solo in grado di vederla. So cosa state pensando: chi ha scritto sta roba non sa scrivere ed è pure Capitan Ovvietà, ma non fateci caso e continuate questa appassionante lettura.
Se ne era accorto col passare degli anni, quando il peso che trascinava lo induceva a piegarsi come il Gobbo di Notre Dame, ma ogni persona cui aveva chiesto aiuto gli aveva risposto di andarsene all'inferno e di smettere di angustiare la povera gente con le sue minchiate da nerd.
Quella catena era invisibile agli occhi di tutti tranne che ai suoi. Ma pensa te...
Incapace di chiedere aiuto, Sax visse un’esistenza schiva, lontano dagli affetti di coloro che gli sarebbero potuti stare accanto, perché sicuro che nessuno lo avrebbe mai capito. Si auto-escluse dal mondo intero per qualcosa che non aveva senso logico.
Passarono i giorni, e con essi i mesi e gli anni, e con essi anche i secoli dei secoli amen.. Sax crebbe nel fisico e nella mente , peccato che lo scrittore di questa minchiata non abbia seguito la stessa strada...ma di pari passo aumentò il peso della sua catena del cesso. C’erano giorni in cui la sua disperazione toccava vette infinite, poverone. Al confronto, I bambini del Biafra se la spassavano alla grande. L’unico sollievo era quindi avventurarsi in quel luogo immaginario, al di là dei confini del tempo e dello spazio, protetto dalle frenesie e dalle ansie della vita quotidiana che nella realtà non gli appartenevano affatto. Lì anche la sua catena si alleggeriva e ciò lo allietava non poco. Quasi quasi sentiva di poter cantare, attirando i simpatici animaletti del bosco, iniziando con loro duetti indimenticabili.
Un giorno si incamminò nelle profondità di una foresta, la più antica, vasta ed inesplorata del suo mondo. Si inoltrò come mai prima all’interno dei boschi, fino a raggiungere i confini del suo animo. E a questa bellissima frase d'effetto, vi chiedo di fare un sommesso “ooooohhhhhhh!!!”. Grazie.

Ma là, tra querce e abeti imponenti, il rumore dei passi delle scarpe con I tacchi di Sax risvegliò qualcosa, qualcosa sopito da tempo immemore. Se ne rese conto da subito, poiché per la prima volta ebbe paura a camminare solo. Non capiva cosa fosse ma ne sentiva l’odore: un lezzo acre e pungente che penetrava dritto nei polmoni. Forse era la puzza di stronzata emanata da questo racconto metaforicamente biografico di un complessato senza motivo... E la sua catena iniziò a diventare ad ogni respiro più pesante. Si sentiva osservato da ogni luogo e da ogni dove, in tutti i luoghi e in tutti i laghi, e percepiva uno sguardo maligno provenire dal fitto della vegetazione. E non erano occhi umani. Erano forse gli occhi del lettore che già si aspetta la telefonata:” Mica salterà fuori una creatura mostruosa, vero???Nooooooooo, IMPREVEDIBILE!!!”
Le foglie iniziarono a perdere colore, si seccarono e caddero a terra, prosciugate di ogni linfa vitale. L’erba divenne cenere e il cielo si coprì di un saettante manto nuvoloso. Anche stavolta, il Colonnello Bernacca aveva sbagliato le previsioni e Sax aveva capito “sereno ovunque”.La natura stava morendo, e con essa tutta la bellezza di quel luogo. E pure I poveri lettori non se la passavano tanto bene...
Poi lo vide. Sbucò silenzioso dai meandri di una grotta distante qualche centinaio di metri. Sax aveva indubbiamente un cannocchiale in tasca. Era una figura alta e oscura, attorniata da un lungo mantello nero. Il suo volto era coperto dal velo d’ombra del cappuccio, ma Max era in grado di scorgere lo stesso quegli occhi tenebrosi. Ma che cazzo...ancora Robin Hood?Sax si voltò, iniziando a correre a perdifiato; e il demone lo inseguì. Cercò di sfuggirgli, ma inciampò come in ogni film dell'orrore di serie Z. La sua catena inoltre era divenuta un fardello insostenibile. Corse per un breve tratto, ma infine si arrese.
Sfinito, si accasciò contro il fusto di un grande pino, e il demone gli fu subito sopra. Lo afferrò per il collo con un braccio, lo sollevò da terra premendolo contro l’albero, e iniziò a soffocarlo con una presa ferrea. Il dolore fu immenso. Sax si accorse che il demone glielo stava appoggiando...e la cosa non era un granchè bella...
Questa è la fine” pensò, e davanti ai suoi occhi riaffiorarono i ricordi di una vita oramai giunta al termine. Quanti rimpianti, quante amarezze, quanta tristezza, quante minchiate scritte in un unico racconto... La catena che aveva indosso gli aveva precluso la libertà nelle scelte, oltre alla libertà di tirare lo sciacquone del cesso e non vi era numero adatto a quantificare le parole non dette e le cose non fatte ogni singolo giorno. Pensa te...uno sta per essere dilaniato da un demone e pensa a ste cose...
Qualcosa poi attirò la sua attenzione. Nell’oscurità un oggetto luccicava: era una chiave, ed era appesa al collo del demone. Gli apparve familiare (tipo un videogame “prendi chiave- apri porta) ma non fu altro che una vacua sensazione in una tempesta di dolore. La stretta al collo ora si era fatta più serrata, e ogni via respiratoria era stata chiusa. Sarebbe morto da lì a poco. Speriamo, va'.
Perché mi tormenti?” chiese con un filo di voce che non poteva avere perchè giusto prima è stato detto che ogni via respiratoria era stata chiusa. E l’essere demoniaco rispose: “ Io sono colui che domina, nessuno può opporsi al mio volere. Sottomettiti e avrai salva la vita. Sono io la morte e porto corona. Io son di tutti voi signora e padrona.” Quella voce gli risuonò improvvisamente familiare: era un pezzo di Angelo Branduardi.
Sax chiuse gli occhi.
E fu il buio.

Ora intorno a lui non vi era più nessuna foresta, nessun albero, nessun mostro. Era l’oscurità di una stanza chiusa. Dall’esterno giungevano colpi vigorosi che cercavano di forzare la porta e una voce “Sax, mannaggia a te! Apri sta cazzo di porta che me la sto facendo sotto!!!”. Un bambino stava rannicchiato sul pavimento davanti a lui, in lacrime.
Perché piangi?” chiese.
“ Perchè questo racconto è scritto malissimo ed è di una banalità disarmante
rispose singhiozzando “ è da tanto tempo che spero finisca, ma l'autore dice che avrò pace solo dopo averlo letto tutto.” Perché mai una persona dovrebbe essere così crudele?” disse Sax incuriosito.
Intanto i colpi si fecero ancora più insistenti.
Non lo so. Ma lui non smetterà di tormentarmi finché non lo avrò terminato.”
Sax si bloccò.
“Terminator?”
No, idiota, non parla di Terminator. Parla del demone della catena del cesso!”
Il bambino glielo mostrò: era una catena da cesso, terminante con una piccola impugnatura nera. Era la SUA catena. E sul pavimento giaceva immobile la chiave. So che di solito le chiavi si muovono, ma quella era proprio immobile, giuro.
Come ti chiami?” chiese con voce tremula.
“C
ax” rispose il bambino.
Poi fu nuovamente il buio.
Sax riaprì gli occhi. “Bastardo!” urlò “ Eri tu dietro quella porta! Mi costringesti ad indossare questa catena maledetta, e poi mi rubasti la chiave.  Ho perso la mia vita per colpa tua!”.
“We, moccioso, non dire parolacce! E tu, autore, smettila di spiegare al lettore cosa sta succedendo! Il lettore mica è idiota!!!rispose il demone “Sei stato tu stesso, tanti anni fa, ad incatenarti i polsi. Io non ti ho mai obbligato. Diciamo solo che ti ho dato una piccola spinta..”  e lo sbeffeggiò con una risata sarcastica.
Una fiamma si accese nell’animo di Sax, e l’odio si impadronì del suo corpo. Era furente. Dentro di lui rabbia e tristezza si fusero, tramutandolo in Super Sayan. Afferrò con una mano il braccio che lo teneva sollevato, e chiudendo la presa lo spezzò come stele di grano. Il demonelo lasciò cadere a terra urlando per il dolore. Sax si rialzò, lanciandosi con occhi infuocati contro il suo aguzzino. Ma con un semplice gesto il demone esercitò il suo potere oscuro sulla catena, e lo bloccò. Gli anelli di cui era composta sembravano reagire ad un influsso invisibile emanato dal suo spirito corrotto.
Io sono il custode della chiave ed il creatore della catena. Attraverso di essa io controllo te” disse “ sei il mio schiavo! Pulisci la mia caverna, moccioso!”.
Sax chiuse nuovamente gli occhi e si concentrò. Riportò alla mente tutto ciò che aveva sopportato in nome di quell’ignobile essere e di quanto dolore aveva ricevuto. E rivide quel bambino nella stanza, rivide i suoi occhi impauriti e la sua innocenza violata. Avrebbe voluto parlargli un’ultima volta, dirgli di non accettare mai nulla nella vita che gli facesse perdere la libertà, anche a costo di grandi lotte e sacrifici. Ma sapeva che tutto questo non era più possibile. E l’odio crebbe in lui oltre i confini dell’immaginabile.
Protese le braccia in avanti e vi fece fluire tutta la sua rabbia. Il suo corpo iniziò a vibrare per lo sforzo sovraumano. Per un attimo, ebbe paura di cagarsi sotto, ma si concentrò per non perdere il controllo degli sfinteri.“ Illuso” disse il demone“Non puoi spezzarla. Essa è stata forgiata nei tuoi incubi, e non vi è cosa più dura su questo mondo, a parte gli artigli di Wolverine degli X-Men!!!”.
Ma Sax non lo ascoltò. Il suo volto era determinato e la sua volontà era forte, come non succedeva da tanto tempo. Aprì gli occhi e urlò. Urlò con tanta violenza da spazzare via le nuvole dal cielo. “OOOONDAAAA EEEENERGEEEETIIIIICAAAAAAAAAA!!!!!”
E sotto un nuovo sole la catena cadde in frantumi.
Il demone trasalì, ma non ebbe tempo di pronunciare alcuna parola perché Sax lo afferrò scagliandolo con poderosa forza contro un albero. Poi lo agganciò per il collo e si preparò per scuoiarlo come un capretto. Un attimo prima di morire il demone divenne fumo e fuggì. Che sfiga, dopo tutta sta fatica...
Oggi mi hai sconfitto.” disse mentre si allontanava “ Non credevo che ne saresti mai stato capace, dopo tutti questi anni di dominio. Ma tornerò e blablabla, dico le solite minchiate che dice il cattivone di turno! Si, e allora? Ma puppamelo, va'!!!”
Sax si svegliò tutto sudato nel letto. Si era pisciato sotto, ma non se ne vergognava. Era mattino e una calda luce primaverile riempiva la sua stanza. Restò immobile per qualche minuto ripensando al suo bizzarro incubo notturno. Poi si alzò e senti un tonfo metallico sul pavimento. Erano le palle dei lettori che sono arrivati alla fine di questo abominio letterario.

2 commenti:

  1. A parte qualche intervento simpatico,il racconto è banale da far schifo. Perdi tempo.

    RispondiElimina
  2. Ho letto solo ora il tuo commento.
    Vedo che non hai colto: il racconto (fortunatamente) non è mio, ma di una persona che si ostina a scrivere pur facendo schifo. L'ho parodiato proprio perchè è di una banalità mostruosa. Spero che ora le cose siano più chiare.

    RispondiElimina